lunedì 21 gennaio 2008

Scienza e Fede


Il sillogismo è semplice
1. c’è una sola verità sulle cose
2. fede e scienza cercano la verità
3. ovvio che prima o poi si dovrebbero incontrare

Perché non accade?
La prima cosa che mi vien da dire è che forse abbiamo troppa fretta e prima o poi si capiranno, ma ancora c’è tanta strada in mezzo. Sono due cose troppo distanti per incontrarsi con facilità, e forse è un bene che non si incontrino mai del tutto, perché in tal caso la fede smetterebbe di essere fede e sarebbe evidenza, e la scienza non avrebbe più nulla da cercare.

Un’altra considerazione a mente fredda la faccio rispolverando un po’ di storia. La scienza è nata come figlia ribelle di una religione che non riusciva a domarla. Con un simile fresco passato è difficile che si riconcili in tempi brevi. Ricordiamo il processo a Galileo, non tanto per assolutizzare un caso, ma perché le motivazioni che vengono portate contro il suo nuovo metodo scientifico, (lui non doveva permettersi di fare affermazioni contrarie a quelle bibliche e a quelle dei Santi Padri), sono emblematiche di un atteggiamento difficile da superare ancor oggi.
Scienza e fede potrebbero darci luci diverse su una medesima realtà, senza entrare in competizione e senza invadere l'una il campo dell'altra. Qualche tempo fa mi è capitato di ascoltare alla radio un esorcista che metteva in guardia dal rivolgersi a psichiatri non credenti, solo un'ora più tardi in televisione uno scienziato parlava delle religioni come di realtà che inevitabilmente prima o poi portano gli uomini alla guerra. Finché scienza e fede continuano questo braccio di ferro e si offendono reciprocamente, perdono di vista la propria singolare missione, e non ci aiutano a crescere, né laicamente, né religiosamente.
La scienza risente ancora molto di uno spirito “scettico”, antireligioso, positivistico, che si porta dietro dalla sua nascita ; la fede, quella cattolica nel nostro caso, che per secoli ha svolto una funzione da “tuttologa” del sapere, è a sua volta ancora troppo timorosa delle ingerenze della scienza, dei suoi studi, dei suoi approfondimenti storici, fisici, archeologici, che fuori dal suo controllo chissà dove potrebbero portare.

nota: Mi è capitato di recente di sfogliare testi quali “Il vangelo segreto di Tommaso” di Elaine Pagels, Mondadori e “Il vangelo perduto”, di Herbert Krosney, ed. National Geographic. Due testi che sotto le spoglie di un approccio scientifico sembrano attaccare la Tradizione ecclesiastica semplicemente perché è ecclesiastica. Difendono l'importanza di vangeli ritrovati nell'ultimo secolo in Egitto, quello di Tommaso e quello di Giuda, solo per il fatto di essere stati scartati dalla Chiesa del II secolo. Non si chiedono perché la Chiesa li abbia scartati, perché i vangeli gnostici erano visti come un pericolo: no, a loro basta dire che la chiesa è sempre la solita prepotente che nasconde la vera verità, per mostrarne una tutta sua, alternativa e fasulla (vedi anche la vicenda del Codice Da Vinci).

Penso che quando si parla di “dialogo” tra scienza e fede sia necessario mettere in chiaro alcuni presupposti, senza i quali si ritorna inevitabilmente allo scontro.
Il primo presupposto è che scienza e fede non partono alla pari. La fede deve tener conto dei risultati della scienza (si pensi appunto a Galileo), ma non è vero il movimento opposto. Una ricerca scientifica seria non deve tener in alcun conto le verità delle religioni. Deve rispettare le religioni, deve evitare di denigrarle e di porsi in antagonismo con esse, ma deve farne in alcun modo un riferimento per il proprio agire. Deve fare riferimento ad una etica professionale laica e condivisa, questo sì, ma non ad una religione.
Prendiamo ad esempio il tema dell’evoluzionismo. La scienza procede giustamente per la sua strada senza occuparsi di ciò che sta scritto nella Bibbia, e così deve essere anche per lo scienziato cattolico. E’ la Chiesa che deve re interpretare le proprie fonti in modo conciliante con le scoperte scientifiche. Nel caso dell’evoluzione dell’uomo questo vorrà dire prendere le distanze da una interpretazione letterale del racconto della Creazione, per vederne più un messaggio teologico che storico. Potrà anche permettersi di attendere e far passare parecchio tempo prima di esprimersi, perché le “verità” portate alla luce dalla scienza non sono mai definitive, ma sempre presunte, come insegna Popper.
Prendiamo però anche un altro esempio. A volte è la stessa Chiesa che provoca la scienza parlando di “miracolo”: basti pensare a Lourdes, Fatima, o Padre Pio. In questi casi è importante a mio parere non impantanarsi nello scontro “è vero – non è vero”, ma semplicemente limitarsi a dire se la scienza con i suoi strumenti di oggi riesce a spiegare quel fatto o no. Il che non dice nulla in riferimento al fatto che sia vero o no, ma solo che da un punto di vista sperimentale ci sia una spiegazione razionale o no… per ora. Se è chiaro questo allora lo scontro non avviene, ma si apre la strada per la collaborazione.
La chiesa, dal canto suo, non ha alcun reale vantaggio nel perseguire la politica del miracolo, perchè i miracoli sono evidenze e quindi il contrario della fede. "Chi ritiene di poter parlare di miracoli come di avvenimenti contestabili (ndr = evidenti), contraddice l'idea di un Dio che opera nascostamente. Sottopone l'azione di Dio ad una visione oggettivante facendo la fede nel miracolo - in verità la superstizione del miracolo - preda di una critica scientifica che sarebbe allora pienamente giustificata" Bultmann, Nuovo Testamento e Mitologia, Queriniana, 2005.
C’è un fatto che mi consola: i grandi credenti ed i grandi scienziati non hanno mai aggredito l’altra parte. Gli attacchi principali vengono sempre o da predicatori fondamentalisti o da scienziati atei che amano più la rissa in televisione che il proprio umile e prezioso lavoro.

Resta comunque il fatto che mentre si discute e si filosofeggia sul rapporto tra fede e religione, qualcuno procede indisturbato sulla strada della clonazione, della fecondazione tra uomo e animale, delle cellule staminali prelevate da embrioni umani appositamente fecondati e conservati in frigo…
Sì, discutiamo pure. Ma la ricerca però non può andare avanti senza regole, guidata unicamente dalle richieste di mercato. Su questo credo che i richiami della Chiesa Cattolica abbiano un senso. Se anche non si vogliono accettare i valori cristiani, si stabiliscano comunque dei valori, un comportamento morale valido per tutti (su questo dovremmo costruire l’Europa, non sull’euro…) come si è fatto ad esempio per il principio della democrazia. Anche la democrazia ha faticato ad imporsi nell’Occidente, mi pare fosse condannata anche nel Sillabo a metà ‘800, però ce l’ha fatta, ed oggi, dopo l’esperienza della seconda guerra mondiale nessuno intende metterla in discussione.
Se questo processo è riuscito per le regole del vivere civile, forse potrà accadere anche per le regole sulla vita che nasce e che muore.
Per quanto risulti “bacchettone” questo intervento, mi rendo conto che non si può prescindere da una morale che regoli anche quello che si può fare con la scienza e la tecnologia.
La scienza in sé è aperta a mille strade del sapere e inevitabilmente qualcuno la deve indirizzare, le deve dire: ricerca in quella direzione e non perdere tempo in quelle altre. Questa è già una scelta etica, anche se non si vuole parlare di etica. Infatti per quale motivo si ricerca in una direzione piuttosto che un’altra? Perché qualcuno ha fatto quella scelta e se anziché uno Stato democratico è una multinazionale che fa capo ad un privato, allora possiamo legittimamente temere, che il suo scopo sia principalmente di profitto economico.
Perché, ad esempio, negli ultimi anni si è sviluppata così tanto la tecnologia dei telefoni cellulari, e così poco quella delle automobili con un propellente alternativo al petrolio? Forse proprio perché non si è voluta fare una scelta etica, e così facendo la scelta l’ha fatta chi ha soldi da investire nei propri affari. La scienza, ci permette di comunicare con facilità a qualunque distanza, ma non si preoccupa dei tralicci di alta tensione che servono per far funzionare il tutto, non si occupa delle onde elettromagnetiche che ognuno incassa tenendo l'apparecchio incollato all'orecchio. La scienza oggi costruisce lo scudo stellare, e non inventa un vaccino per combattere una cosa banale e diffusa come la carie dei denti. Inventa le bombe intelligenti e non sa sfamare i continenti che non hanno da mangiare a sufficienza. Và ad atterrare con le sonde sulle comete per capire come può essere iniziata la vita sulla terra, e produce automobili, fabbriche e sistemi di riscaldamento che distruggono la terra.
Dall’altra parte questo discorso non significa lasciar entrare le religioni nel Parlamento, né pensare da parte della Chiesa, di aver capito tutto, sapere tutto, e non aver più nulla da imparare fuori dalla Scrittura e dal Magistero.
“Compito dell’etica teologica non è solo quello di mantenere precetti divinamente rivelati ma anche quello di indicare come meglio l’uomo può realizzare concretamente il progetto divino per lui, per l’umanità e per il cosmo. (…) Adeguare la valutazione dei comportamenti umani, e la conseguente normativa, all’approfondirsi delle conoscenze scientifiche non è né relativismo, né soggettivismo etico (come molti nella Chiesa temono): è invece l’unico oggettivismo disponibile all’uomo. (…) Chi si acquieta e si appiattisce su quel poco di verità che già crede di conoscere è perduto, come uomo e come cristiano: la verità unica e suprema, non lo interessa”. (E. Chiavacci, libro citato in fondo)
Un ultimo pensiero.
A ben pensarci “scienza” e “fede”… non esistono. Sono concetti che abbiamo inventato noi, ma senza di noi non hanno senso. Ciò che esiste è l’uomo che pensa e l’uomo che crede. Ma scienza e fede, in sé stesse non hanno consistenza. E’ solo così, pensando all’uomo che pensa (filosofia, scienza), che fa (tecnica), e che crede (religione) che si può immaginare un possibile incontro. La scienza infatti, non potrà mai credere, e la fede non potrà mai avere dimostrazioni razionali di sé stessa. Quello che si potrà avere è un uomo che pensa e che crede. Questo è possibile. Questo è il mistero di noi stessi che troviamo un grande motivo di esistenza nel non bastare mai a noi stessi.


• Consiglio di leggere una bella riflessione all’indirizzo http://www.dm.unipi.it/~granieri/scienza-fede.html e anche http://web.tiscali.it/chiesalternativa/viero.htm
• Consiglio anche la lettura di “Lezioni brevi di bioetica” di Enrico Chiavacci, Cittadella 2003. € 9,00, pagine 120.
• Vorrei segnalare anche il sito http://www.disf.org molto equilibrato e ben fatto

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