venerdì 24 ottobre 2008

La perfetta letizia

Un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria degli Angeli, chiamò Frate Leone e gli disse: “Frate Leone, scrivi”. Questi rispose: “Eccomi, sono pronto”. “Scrivi – disse – cosa è la vera letizia”.
“Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell’Ordine; scrivi: non è vera letizia. Così pure che sono entrati nell’Ordine tutti i prelati d’oltr’Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia ed il Re d’Inghilterra; scrivi: non è vera letizia.
E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io abbia ricevuto da Dio tanta grazia da sanare gli infermi e da far molti miracoli; ebbene io ti dico: neppure qui è vera letizia.”
“Ma cosa è la vera letizia?”
“Ecco, tornando io da Perugina, nel mezzo della notte, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che all’estremità della tonaca, si formano dei ghiaccioli d’acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. Ed io, tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta, e dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede “Chi sei?” Io rispondo “Frate Francesco”. E quello dice “Vattene, non è ora decente questa di arrivare, non entrerai”. E mentre io insisto, l’altro risponde: “Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire, ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te”. E io sempre resto davanti alla porta e dico: ”Per amore di Dio, accoglietemi per questa notte”. E quegli risponde “Non lo farò, vattene dai Crociferi e chiedi là”.
“Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima”.

Della vera e perfetta letizia, CF, XLI, 1971, pp. 253-256

Cosa è vera letizia?
Immagina un bel concilio nuovo che apra le porte al mondo, che permetta il matrimonio ai preti, agli omosessuali, la comunione a divorziati, conviventi. E di seguito un ondata di nuove vocazioni, preti, suore, missionari… scrivi: questa non è vera letizia.
E poi magari giunge anche notizia che i lontani si convertono, i non credenti, i musulmani, i tanti sperduti nel mare di sette, ritrovano la via di Cristo, si fanno battezzare. E poi ecco nuovi santi, persone profetiche, carismatiche, fuori dal comune. Veri trascinatori capaci di miracoli, guarigioni. Ebbene io ti dico, neppure qui è vera letizia.
E perché non pensare ad un mondo senza guerre, ad un lungo periodo di pace, una tregua perlomeno. Un periodo di sviluppo, di convivenza, di rispetto per l’ambiente… Un mondo come cantava Dalla vent’anni fa in “L’anno che verrà” dove si augurava che in futuro
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce, anche gli uccelli faranno ritorno…
E si farà l'amore ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi ma soltanto a una certa età
”.
Tutto bello, ma non è questa la vera letizia.
Ma cosa è allora?
Ecco, un uomo è senza lavoro, senza casa, vive nel sotto tetto di un amico compassionevole. Vive da solo da alcune settimane, da quando ha lasciato il sacerdozio per amore di una donna. Vive senza riscaldamento e quando vuole fare una doccia deve chiedere permesso ai padroni di casa.
Quest’uomo fino a ieri stimato e conosciuto gira nella zona artigianale a piedi, bussando alle varie fabbriche e dopo aver a lungo aspettato nelle sale d’aspetto gli chiedono “chi sei?”. Come chi sono, non mi riconosci? Ho fatto catechismo ai tuoi figli, ho battezzato la più piccola, alla festa del paese abbiamo riso e scherzato… “Ah già” rispondono quelli. “Cosa fai adesso?” Beh veramente sarei qui proprio per questo, se ci fosse un piccolo impiego… “Ma vedi l’ultimo bilancio non è andato tanto bene, e poi non è il periodo giusto, per quest’anno sarei già a posto, ci sono altri in attesa di entrare… comunque puoi sempre chiedere alla fabbrica accanto, ho sentito dire che hanno bisogno” E quello, in bicicletta, se ne và chiedendo pure scusa per il disturbo.
Ecco, quell’uomo e quella donna, senza sacramenti, ora in affitto con due lavori da 900 euro al mese, se sapranno amarsi e rispettarsi, e non accusarsi e pensare l’uno al bene dell’altro per tutta la loro vita; quei due, con la loro fede sopravvissuta, con un cuore non amareggiato, ma anzi grato a Dio per la pace che provano; quelli conosceranno la vera letizia.

giovedì 16 ottobre 2008

LA BIBBIA GIORNO E NOTTE


Da domenica 5 ottobre a sabato 11 ottobre 2008 su Rai Educational, canale satellitare della RAI, è andata in onda ininterrottamente la lettura integrale della Bibbia. Rai 1 ha trasmesso in chiaro solo la prima e l’ultima ora. Teatro dell’evento è stata la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma.
Il testo è stato letto da più di 1200 persone di ogni età, categoria sociale ed appartenenza religiosa. Chiunque poteva proporsi per leggere un brano, previa iscrizione. Uniche condizioni necessarie avere almeno 11 anni e portare rispetto per la Sacra Scrittura.

Una scelta innovativa, da un punto di vista televisivo, perché si tratta di una trasmissione assolutamente antitelevisiva. Lunga, piatta, senza interruzioni per 139 ore, senza commenti.
Una decisione che testimonia dei buoni rapporti che intercorrono tra Vaticano e Rai e che fa comunque riflettere per il successo della messa in onda, capace a tratti di oscurare, seppur su satellite, fiction di prima serata o importanti reality show.
La discussione degli “intellettuali” si è soffermata a lungo sulla scelta dei lettori, in alcuni casi discutibile come per Andreotti o Marrazzo, o il notevole numero di preti e vescovi, e si è soffermata sul fatto che la RAI con soldi pubblici continua a spalleggiare una religione su tutte. Tutte chiacchiere inutili a mio parere.
Le iscrizioni per leggere erano aperte a tutti, questo è un elemento centrale, chiaro poi che su ognuno si potrebbe discutere. E la RAI è molto più discutibile per altre scelte che per questa che comunque è stata trasmessa sul satellite, non sulle tre reti principali, e senza prediche: la lettura di un testo importante anche per il mondo laico che indiscutibilmente ha segnato la nostra storia e che non tutti conoscono. Più interessante sarebbe stato chiedersi perché tanta gente guarda uno che legge la Bibbia. Che segno è. Ma forse è chiedere troppo ai nostri giornalisti.
Personalmente credo che il fatto in sé abbia fatto più parlare che altro. Essendo trasmesso su satellite la cosa non è stata molto invasiva rispetto alla tv pubblica, più interessante sarà vedere in seguito se la RAI avrà il coraggio di trasmettere almeno alcune letture sulle reti nazionali, e come lo farà (in che orari, con quale presentazione del testo biblico, con quale atteggiamento verso atei e religioni non cattoliche e non di radice biblica).
Io penso che il mezzo televisivo non debba essere né sempre super partes, né sempre schierato verso una parte. Credo in una tv in cui uno paga per vedere quello che vuole, e non per vedere quello che vogliono gli altri. E finchè questa tv non c’è è di certo più interessante conoscere la bibbia che l’isola dei famosi.

Un ultimo pensiero. Le commissioni vaticane sempre più spesso intervengono in grande. Fanno gesti visibili ed incontestabili. Curano i rapporti ufficiali, le dichiarazioni pubbliche, le relazioni di Stato... Ma che non pensino che basta fare di queste celebrazioni mediatiche per aver assolto alla propria missione. Il seme marcisce e cresce sotto terra. Il vangelo si diffonde dal basso. Nel caso della diffusione della Parola di Dio non si pensi che basta un programma televisivo per poter dire di aver annunciato la buona novella al mondo moderno. Vedo a tal proposito con una certa preoccupazione la posizione di Mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente della Federazione biblica cattolica, che da questo recente intervento sembra preoccupato più delle cifre che della sostanza.
Ha detto “Se si calcola che le Società bibliche hanno distribuito nel 2006 circa 26 milioni di Bibbie, vuol dire che si è raggiunto solo l’1 o il 2 per cento dei 2 miliardi di cristiani. La Bibbia è stata già tradotta in 2.454 lingue diverse (interamente in 438, il solo Nuovo Testamento in 1168, e solo alcuni libri, ad esempio i Vangeli o i Salmi, in altre 848); restano ancora altre 4.500 lingue in attesa di essere confrontate con le Sante Scritture”.

domenica 5 ottobre 2008

San Francesco, prega per noi


Il santo d’Assisi ha sempre esercitato un fascino particolare su di me. Mai la tentazione di farmi frate, no niente del genere, ma proprio lui come persona rappresenta qualcuno che ha qualcosa da dirmi.
Francesco ha una intuizione che lo folgora, e si spoglia di tutto ciò che vi si mette in mezzo, tra lui e quella intuizione.
Và contro suo padre in un tempo in cui non tutti avevano la fortuna di nascere in una famiglia come la sua.
Và contro la logica, abbracciando lebbrosi e persone contaminate.
Và incontro al papa in un tempo in cui nascevano movimenti di contestazione che non riconoscevano l’autorità del pontefice. Và e gli chiede la benedizione, andando contro le aspettative degli innovatori e dei ribelli.
Và a predicare la conversione ad un sultano, in tempo di crociate, come andare verso morte certa. Come andare da Bin Laden a dirgli di farsi battezzare.
Fonda un ordine in cui c’è posto per le donne, il secondo ordine, e per gli sposati, il terz’ordine. Una cosa decisamente nuova per i suoi tempi.
Poi il suo stesso Ordine, fondato da lui, prende una strada che non è quella della sua intuizione, e si spoglia anche di quello, del frutto più grande, più prestigioso, della sua santità. Muore cieco e malato, incompreso, vicino a quei pochi fedelissimi che lo seguivano dalla prima ora.
Sperimenta l’assenza di Dio, perché nel momento di maggior bisogno non sa cosa fare, e nessuno – a quanto dice lui stesso – gli suggerisce cosa fare. Sperimenta la solitudine, la croce, diventa l’immagine di un crocifisso.
Non è la povertà di Francesco che mi colpisce. Non il suo amore per la natura. Non i suoi fioretti, i suoi miracoli, i canti che lo inneggiano. E’ lui.
La sua scelta così radicale. La sua capacità di guardare dritto alla metà senza lasciarsi distrarre da niente, neanche quando la sua creatura, il suo Ordine francescano, lo implora di scendere a compromessi, essere un minimo più accomodante, disposto a fare qualche eccezione sulle proprietà, sulle ricchezze, sulla formazione.
Ogni svolta nella sua vita è una specie di bivio, dove da una parte potrebbe scegliere di fermarsi e godersi i frutti del suo lavoro e della sua fama, e dall’altra c’è il vuoto, la solitudine, c’è lui e nessuno che gli dice “vieni qua”, tranne quell’intuizione degli inizi. Pure Dio tace.
E’ questo che lo fa grande, e me lo rende così attuale. Questa sua passione, questa sua fedeltà al Francesco delle origini, l’amore per quel Dio che non si vede, che continua a lasciare che gli uomini si perdano, si ammalino, si arricchiscano a danno di altri. Questo Dio che tace è però il Dio che veste i gigli del campo e nutre gli uccelli del cielo; è il Dio che nasce bambino e muore in croce per amore nostro e niente gli impedisce di pensarlo così, di vedere questo di Lui, prima della sua assenza.