Propongo una riflessione di Andrea Torres Queiruga tratta da
“La resurrezione senza miracolo”.
L’idea corrente di
rivelazione è quella di un intervento straordinario e miracoloso di Dio nei
confronti di un intermediario per fargli conoscere qualcosa mediante un dettato
interiore, come l’audizione di parole, o mediante apparizioni o prodigi che
mostrino la sua volontà. In questo modo all’ispirato sono rivelate verità
inaccessibili alla ragione umana che altri devono credere perché “egli dice che
Dio glielo ha detto”. Di conseguenza gli altri non hanno alcun accesso diretto
alla sua verità, né dispongono di alcuna possibilità per verificarla da loro
stessi. (…) In questo modo la rivelazione giunge completamente da fuori, è
autoritaria dato che bisogna crederla fidandosi unicamente del rivelatore.
Uno sguardo però,
appena un po’ critico alla rivelazione biblica ci avverte che le cose non sono
e non potrebbero essere andate così. Non solo perché allora bisognerebbe
attribuire direttamente a Dio l’aver dettato ordini mostruosi, come quello di sterminare intere
popolazioni, o dettato i numerosi errori di tipo storico, astronomico e perfino
morale, di cui è popolato nel suo procedere, il cammino biblico; ma anche tutta
la Bibbia stessa mostra e dimostra il contrario. Tutto in essa fa vedere che,
allo stesso modo che Dio opera nel mondo attraverso le leggi fisiche, così lo
fa anche nella rivelazione attraverso le leggi dello psichismo umano.
Non è che in un dato
momento Dio entri nel mondo per rivelare qualcosa con un intervento
straordinario. Egli è sempre presente e attivo nel mondo, nella storia e nella
vita degli individui, e sta sempre cercando di far conoscere la sua presenza,
affinchè riusciamo a interpretarla in modo corretto. Per quanto una certa retorica teologica
continui a ripeterlo, non è Lui che “tace” o si “nasconde”; siamo noi che, per
il nostro stadio culturale, la nostra cecità e perfino la nostra colpa, non
riusciamo a scoprirlo, oppure interpretiamo male il senso della sua presenza.
(…)
In sé stesso Dio era
amore e perdono fin dall’inizio, ma la nostra vita e la nostra storia
cambiarono radicalmente quando, grazie alla rivelazione di Gesù di Nazareth, si
rompe l’idolo di un dio giustiziere e vendicativo e siamo capaci di riconoscerci
come figli e figlie. (…)
Solo nella concreta e
realissima umanità di Gesù diventa possibile svelare il mistero della sua
divinità. L’esegesi attuale sa che questa non si dischiude grazie ai
“miracoli”, né a proclamazioni dirette della propria divinità da parte di Gesù.
Insiste, al contrario, sulla “cristologia indiretta”, fondata sugli indizi
leggibili nel modo di vivere, di parlare e di comportarsi di Gesù che
presuppongono una tale realizzazione dell’umano, da “svelare” in lui una
presenza unica del divino. (…)
Appare ovvio che anche
la resurrezione chiede di essere studiata alla luce di questa nuova logica. (…)
il divino deve essere letto nella sua umanità, nel suo modo concreto di vivere
e di morire. E la resurrezione non deve essere cercata nella “spettacolarità” e
“oggettività” di un interventismo divino che la consegna ai dati empirici di un
positivismo storico, isolandola dalla vita e dalla morte degli altri esseri
umani. (...)
La resurrezione non è una "seconda vita", nè un semplice prolungamento di quella presente, bensì la fioritura piena di questa vita, grazie all'amore potente di Dio.
La resurrezione non è una "seconda vita", nè un semplice prolungamento di quella presente, bensì la fioritura piena di questa vita, grazie all'amore potente di Dio.
L’educazione alla fede che io ho ricevuto è impastata di
“interventismo” fin dalla culla. Grazie a Dio, oltre alla dottrina, ho
sempre ricevuto anche amore, sostentamento, libertà, e sono questi i canali che
hanno permesso lo scorgere delle profondità date dall’ esperienza spirituale.
Oggi sono consapevole dell’impossibilità e dell’inutilità di un intervento
divino che forzi le leggi della natura. Allo stesso tempo trovo estremamente
affascinante la possibilità del cambiamento là dove ogni valutazione razionale
sembra indicare “ragionevolmente” la direzione contraria. Trovo molto più
affascinante del miracolo che va contro natura, la possibilità di un intervento
divino che rispetta le leggi della natura, un miracolo che avviene nel cuore
umano, dandogli una esperienza interiore di moltiplicazione dei pani e dei
pesci, di trasfigurazione, di camminare sulle acque, di risurrezione … Se questo avviene la natura
è salva, la fede è salva, e i miracoli accadono sotto i nostri occhi pur non
obbligando nessuno a credere.
Ho detto che ritengo l'intervento "diretto" divino impossibile e inutile. Impossibile, perchè non ha senso che lui vìoli le leggi naturali che lui stesso ha stabilito. O la natura è creatura anch'essa, e quindi buona, o non lo è, e allora dobbiamo lottarci contro e invocare qualcuno che la possa aggirare. Inutile, perchè l'intervento dall'alto verso una singola persona non modifica la vita di tutti gli altri, compresa la resurrezione di Lazzaro, o anche quella di Gesù stesso. Anzi forse crea una sorta di ingiustizia.
Pensando alla resurrezione del corpo fisico di Gesù mi chiedo anche un'altra cosa. Se questo corpo è risorto, fisicamente, e poi non è più morto, dove è ora? Se è fisicamente risorto e vivo, deve esserci per forza da qualche parte in questo universo. E' nei "cieli"? E se anche sapessimo dove è, a che ci serve la sua presenza lì? Mi pare evidente che seguendo questo percorso logico si rischi di finire nel ridicolo.
Se però il Dio a cui credo rispetta la natura e non "salva" l'uomo forzandola ogni tanto, così pure in qualche modo interviene. Non è un Dio che una volta creato il mondo con le sue leggi, lo lascia andare per la sua direzione occupandosi di altro. Dio continuamente crea, continuamente interviene, continuamente salva, ma in modo misterioso, in modo cioè da non violare la natura, da non obbligare con prove schiaccianti a credere a chi non vuole credere, eppure interviene in modo sostanziale ed efficace.
Su questo mi piacerebbe trovare approfondimenti.
Ho detto che ritengo l'intervento "diretto" divino impossibile e inutile. Impossibile, perchè non ha senso che lui vìoli le leggi naturali che lui stesso ha stabilito. O la natura è creatura anch'essa, e quindi buona, o non lo è, e allora dobbiamo lottarci contro e invocare qualcuno che la possa aggirare. Inutile, perchè l'intervento dall'alto verso una singola persona non modifica la vita di tutti gli altri, compresa la resurrezione di Lazzaro, o anche quella di Gesù stesso. Anzi forse crea una sorta di ingiustizia.
Pensando alla resurrezione del corpo fisico di Gesù mi chiedo anche un'altra cosa. Se questo corpo è risorto, fisicamente, e poi non è più morto, dove è ora? Se è fisicamente risorto e vivo, deve esserci per forza da qualche parte in questo universo. E' nei "cieli"? E se anche sapessimo dove è, a che ci serve la sua presenza lì? Mi pare evidente che seguendo questo percorso logico si rischi di finire nel ridicolo.
Se però il Dio a cui credo rispetta la natura e non "salva" l'uomo forzandola ogni tanto, così pure in qualche modo interviene. Non è un Dio che una volta creato il mondo con le sue leggi, lo lascia andare per la sua direzione occupandosi di altro. Dio continuamente crea, continuamente interviene, continuamente salva, ma in modo misterioso, in modo cioè da non violare la natura, da non obbligare con prove schiaccianti a credere a chi non vuole credere, eppure interviene in modo sostanziale ed efficace.
Su questo mi piacerebbe trovare approfondimenti.